Favoletta numero 1: Il Piccolo Orsacchiotto Mezzo Marcio, che imparò a volare bruciando.

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C’era una volta un orsacchiotto di pezza, vecchio, puzzolente e guarda caso, aveva della segatura al posto del cervello.

Viveva nella camera di un binbo, talmente ricco che per spegnere la Pleistescion, tutte le volte la sbatteva violentemente in terra. Questo bambino aveva otto anni e si chiamava Giangudubaldofrancescoemiliopiermatteo Ponzi di Patonza, per gli amici Giangudubaldofrancescoemiliopiermatteo.

Viveva con il padre Mailo e la madre, che appunto si chiamava Franco.
Ora, questo bimbo di dodici anni si divertiva a offendere tutto e tutti, ma chissà perché il pupazzo non lo aveva mai visto quindi non lo potrebbe mai havuto offeso.

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 Questo orsacchiotto, però si era rotto i coglioni di starsene lì impalato a non fare un cazzo tutto il giorno, allora invocò la fatima e le disse:

– Cara fatina… io vorrei essere nuovo e vorrei che il mio amico Giangudubaldofrancescoemiliopiermatteo Ponzi di Patonza, mi notasse almeno un pochino!
La fatia… la FATINA che era di Livorno, rispose con il garbo di un rutto sui geranii:
– Allora, se proprio devo t’accontenterò ma però…allora c’omera? Sim sale e pepe… no quella è l’impepata di ‘ozze…allor…- in quel momento suonò il telefonino e la fantina con la gentilezza di una caata su un tarlpone rispose:
– Chi cazzo è che rompe le palle, eh??? Puppa?!?? A me ?!?!? Ma chi è oh??? Mangiafoo?!? Ahh Lepre!!! Boia dé ma lo potevi dì prima…allora com’è andata con la Tartaruga? Nooo hai perso? Ma sei un cretino!!!
E continuò a perdere tempo spettegolando a destra e a manca, intanto l’orsacchiotto sudicio iniziò a sbuffare, e a tirare per la gonna azzurra la fava… la fata.
– Oh! Vacci piano che questo vestito l’ho pagato uno casino e tre quarti!! E’ firmato eh? Da acca e emme! Ma te sei un morto di fame, cazzo vòi capì… Oh lepre cisi… de si c’ho qui un rompioglioni, guarda…via, si… vabbene vai ciao!…
La farina… la fatina riattaccò, e rivolgendo all’orsacchiotto putrescente un sorriso a cinquantasette denti:

– Allora la smetti di rompire li zebedej alla fatina stanca? Allora ‘osa volevi? A si diventà bimbo vero? Allora Pinocchio se ti ‘omporti bene diventi di ciccia…’apito?
L’orsacchiotto tumefatto e marcilento si grattò la muffa che aveva sulla testa e disse :
– Ma… ma io non sono Pinocchio!!
La fatina lo guardò stupita con lo sguardo da cernia arrapata e disse sorpresa:
-Per davvero? No via, te mi pigli per il culo… ma allora perché un ti cresce il naso? Eh? Noo… u’mmidì che… oimmeni ho sbagliato favola!!! Porca troja!!! Affancul…- e la fatina sparì in una nuvola di fumo di hascisc. L’orsacchotto rimase così lì in mezzo alla stanza a osservare la nube che si dileguava (come un coglione, diciamolo) e a annusarlo avidamente…
In quel momento entrò Giangudubaldofrancescoemiliopiermatteo Ponzi di Patonza, che disse:
– E te chi sei…? Non t’avevo mai visto… via ora ci si diverte merdina fritta nel burro di sterco, vieni ti do un pò fuoco.
E prendendo un pacchetto di fiammiferi blu accese l’orsetto come un pezzo di legno e ci ballò intorno cantando una canzone che inneggiava al suo fallo.
Poi gli apparve la coscienza buona e gli disse: -Ma hai visto quel povero orsacchiotto macilento? Sta bruciando e te stai qui a ballargli intorno! Ma sei un mostro! Guarda! Sta bruciando il tappeto che costa DANARO!!!!!!

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Il bambino diede un calcio all’Orsacchotto bruciacchiato, che cadde dal quinto piano della mega villa a tre piani dei Ponzi di Patonza, andando a finire in un bidone infuocato di alcuni barboni lì sotto…e morì così lentamente il tenero orsacchiotto sudicio, ma felice per essere stato cagato dal ragazzino.

Fine.

Morale: I soldi non fanno la felicità gli orsetti.

1 Commento
  1. 11 anni ago
    inculoallafatina

    capolavoro della letteratura per infanzia

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